domenica 29 agosto 2010

LA VONGOLATA II




BUUUUUURRRRRRRP! (Mò come si scrive un rùttone??)

In Cina è un segno di Bòntòn alla fine del pranzo per dimostrare di aver gradito.


Bòn, con lo stecchino tra i denti, osservo il campo di battaglia, mi rigiro tra due dita il bicchierino di limoncello fatto dalla Teresona in casa con i limoni di Sciòrrento che ci ha portato il suo spasimante campano quando che viene in zona per lavoro e una pigiata giù alla Teresona (cià la scèttima di portapoppe e un culo che fa provincia).

....

Soccià che sgranata.

I cumuli di gusci di vongole ce li devo avere anche dentro le scarpe, ormai sciòn sfollati quasi tutti, sciòn le quattro del matìno e Sergione è seduto tre seggiole più in là che, sbracato in posizione da Cristo in croce con le gambe larghe, la patta aperta, la testa all'indietro e la bocca spalancata che russa come una motosega.

Guardando con l'occhio ormai annebbiato dal protrarsi degli eventi, osscèrvo la scìena apocal-ittica (d'altronde abbìam mangiato pesce) che resta impressa ogni volta come se fosse la prima, è un qualcosa di teatrale, biblico, qualcosa che incanta e incute timore perchè qui scì sazzìa una fame atavica, le orde fameliche ciuccìano i poveri molluschi indifesi con voluttà, avvolgono chilometri di spaghetti sulle forchette, tagliano migliaia di fette di pane, bevono decine di litri di vino, una macchina infernale, un mangler che tritura tutto che produce un frastuono di risa, una wikipedia di cazzate sparate a mitraglia , un clangore di posate come una battaglia medievale, e come una battaglia, alla fine resta un paesaggio segnato dalla pugna crudele.

Scembra di vedere la celebre scena di Apocalypse Now, una sottile nebbietta umidiccia (Eh cazzo, son le quattro!) scì muove adagio tra le sedie scomposte, i tovaglioli unti e gettati sulle tovaglie imbrattate dai resti dell'orrido, ma ottimo, pasto; e un improbabile Colonnello Kilgore con le vene varicose che ritto in piedi in canotta bisunta e cappello della cavalleria con lo stemma di Mirabilandia recita al giovane amico ubriaco e assonnato:

-"Lo scènti ? Lo scènti l'odore ? "
" Cosa ?"
"Vongole figliuolo, non c'e' nient' altro al mondo che odori cosi', mi piace l' odore delle Vongole di mattina, una volta abbiam fatto una vongolata per 12 ore e finita la sgranata restai li' , non ci trovammo piu' un guscio, neanche un lurido mollusco o anello di totano fritto, ma quell' odore, si sentiva quell' odore ...di sciùgo di vongole, tutta la tavolata, odorava di ...... di vittoria"
.


I gusci scricchiolano sotto le ciabatte con l'infradito delle mogli che sorreggono i loro uomini storditi dalla grande bouffe.

Bicchieri ancora pieni di vino, segno di coloro che ci hanno lasciato prima, martiri dell'abbuffo o vigliaccamente scappati di fronte all'arrivo della frittura mista delle due di notte, sono lievi i lamenti che si levano dai superstiti che annaspano l'aria rutteggiando in cerca di un sollievo ai ventri dolenti, occhi spenti di chi ha visto l'orrore della piada con la salsiccia e cipolle che alle tre e un quarto è apparsa fumante e ha falciato gli ultimi eroi.


....


Noi Romagnoli abbiam visto cose che Voi umani non potreste immaginare....bocche in fiamme mentre mangiano spaghetti aglio ollio e peperoncino sui tavolini del bagno Orione, ho visto piade balenare nelle mani dei turisti tedeschi che entravano nelle porte dell'hotel Tannhauser a Rivazzurra di Rimini.

E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.

È tempo di digerire...”



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